Porto Selvaggio in bici tra mare, ville e masserie

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Descrizione

Porto Selvaggio in bici, tra il mare, ville e masserie dell’entroterra salentino. Il percorso parte da Nardò, capitale di un barocco minore, per distinguerlo da quello di Lecce. E' un vero tuffo nello spaccato più autentico della storia e della natura del Salento.

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Inizio dell'itinerario

Si parte da piazza Salandra (km 0), piccolo delizioso salotto nel borgo antico. Qui pulsa il cuore della comunità. Si prosegue per poche centinaia di metri fra palazzi nobiliari sontuosi che si alternano a corti su cui si affacciano edifici più popolari. Dopodiché, si arriva al Castello Acquaviva (km 0,4), sede del Municipio ma anche del Museo della città e del Territorio. Nel suo Torrione dell’Innamorato, offre l’opportunità di un viaggio nel tempo per conoscere Nardò dal periodo romano fino all’età contemporanea.

Il Castello, in stile medievale, ha la facciata aggraziata perché nel corso del tempo i nuovi proprietari, i Personè, lo trasformarono in una esclusiva residenza aristocratica. Difatti, lo si deduce dallo stemma di famiglia al centro del balcone, che copre quello degli Acquaviva che lo costruirono.

Accanto (sulla destra guardando la facciata) un bellissimo giardino botanico, sopravvissuto al tempo. Ancora oggi, esso si presenta come un "giardino dello stupore", con le sue originali essenze, mille forme e colori.

Si giunge così verso la periferia della cittadina. Qui inizia ad aprirsi lo scenario della campagna, con la Chiesa della Madonna dell’Incoronata (km 1,8). Il suo profilo di fine Cinquecento esalta i successivi decori barocchi del portale d’ingresso. All’interno, invece, sono gli altari a racchiudere tutta l’arte dei ricami nella gialla e tenera pietra leccese.

Le ville dell'entroterra di Porto Selvaggio
Si continua su stradine secondarie asfaltate, attraversando una zona molto densamente popolata di seconde case. Ad un certo punto, di giunge alle Cenate (km 5,3). Ossia, un originario nucleo di residenze storiche, dove nobili e borghesi d’alto bordo scelsero di trascorrere le loro estati.

Tra fine Ottocento e prima metà del Novecento nacquero qui ville con architetture contaminate dai più strani ed eclettici stili. Tutte, nel solco del neoclassico e del gotico ma anche di decori arabeggianti. Quando si imbocca via Santa Caterina una dopo l’altra, immerse nel verde, si succedono Villa Saetta con i suoi tocchi arabeggianti. La ottocentesca rossa Villa Caputo, Villa del Vescovo con suoi tratti barocchi, Villa De Benedictis (km 5,7) con il suo profilo moresco.

Il Borgo di Santa Caterina

All’altezza di quest’ultima si svolta a sinistra per scendere poi verso il mare. Al termine della strada, si arriva nel borgo di Santa Caterina (km 7,2), con la sua spiaggetta incastonata nella scogliera.

Si risale con uno strappetto abbastanza impegnativo e si attraversa un’altra zona di esclusive dimore storiche. Infine, si passa nuovamente davanti alla villa moresca e subito dopo si svolta a sinistra per imboccare una strada sterrata.

Essa inanella un’altra serie di ville ottocentesche e casini settecenteschi. Precisamente, bell’Angelo, Manieri Elia, Giulio. E alla fine la maestosa Villa Taverna (km 9,7), che risale al Cinquecento. Si tratta di un antico luogo di sosta e ristoro lungo la via Sallentina e oggi esclusiva location per eventi.

Nel Parco di Porto Selvaggio, Puglia

Finito lo sterrato, si pedala ancora su via La Riggia fino all’ingresso del parco di Porto Selvaggio, dove sorge l’elegante Villa Tafuri (km 11,2). Davanti ad essa, c’è una storica fontanina dell’Acquedotto Pugliese. Da qui si entra nel parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, con la sua grande pineta in riva al mare.

Dalla strada sterrata si scende verso il mare per raggiungere la spiaggetta di Porto Selvaggio (km 11,9). Fra la bassa scogliera che fa da cornice a un mare trasparente e a un’acqua fresca, alimentata dalle sorgenti.

Si risale dalla strada sterrata utilizzata dalle navette elettriche con un dislivello più dolce del sentiero in discesa. Quando si esce dalla pineta si svolta a destra per una deviazione che consente di andare a vedere Masseria Brusca (km 16,6). Essa si annuncia con i suoi bellissimi muri di cinta a secco, orlati di paralupi, di antichissima costruzione.

Entrare nella masseria, una delle tante che caratterizzano l’esteso feudo di Nardò, è un vero viaggio nel tempo. Difatti, non a caso, questa è stata location per diversi set cinematografici. Il suo profilo, aggraziato dagli intonaci rosa, richiama forme settecentesche ma la sua storia risale al Cinquecento.

E ancora oggi la masseria è un laborioso centro di produzione agricolo con il suo spaccio che distribuisce olio, vino, cereali, latticini e miele. Chiesa, Giardino delle Api e, soprattutto, Giardino dei Continenti con le sue leggiadre statue di figure mitologiche sono chicche che si possono visitare solo se accompagnati dai proprietari.

Si ritorna indietro verso Porto Selvaggio per raggiungere la pineta e pedalare in discesa verso la spettacolare Baia di Uluzzo (km 20). Affacciati su un mare fantastico. Ancora pochi chilometri e sulla sinistra si staglia un’altra masseria, Masseria Bellimento (km 25,4).

La Palude del Capitano nel Parco di Porto Selvaggio, Puglia

Certamente meno scenografica del Brusca ma che dispone di uno spaccio di deliziosi latticini ed è un avviato agriturismo che offre i suoi sapori a tavola. Appena più avanti, sempre sulla litoranea, c’è la Palude del Capitano (km 26,1). Straordinaria appendice del Parco di Porto Selvaggio, Puglia, con la sua bellissima “spunnulata”. Ovvero, una dolina crollata trasformata in un piccolo lago.

In questo punto preciso, grazie alla particolare conformazione delle rocce carsiche, le acque sorgive e il mare si incontrano. Uno specchio d’acqua circondato da selvaggia macchia mediterranea in un paesaggio brullo e assolato.

Spiaggia del Frascone

Un altro chilometro e un’altra breve deviazione porta a una deliziosa spiaggetta, la spiaggia del Frascone (km 27,4). Al centro di essa si trova una spiaggetta di sabbia su un mare sempre fresco grazie alle sorgenti. Tornando indietro e si entra a Sant’Isidoro (km 29,2).

Si tratta di una piccola località balneare con la sua spiaggia a mezzaluna davanti al mare di un azzurro trasparente e cristallino. Successivamente, si attraversa la strada che d’estate accoglie un colorato mercato popolare per passare oltre ed entrare nel tessuto di seconde case che conducono a Torre Squillace (km 31,7). Un’altra singolare insenatura nella bassa scogliera con al centro una spiaggetta dominata dalla torre cinquecentesca.

Dal mare di Porto Selvaggio all'entroterra salentino
È il momento di lasciare il mare per tornare nell’entroterra, sempre seguendo la rete di strade secondarie e rurali che mettono al riparo dal traffico invadente delle auto. Quando si attraversa la provinciale 359, la strada che da Nardò porta verso Taranto, sulla sinistra si trova Masseria Giudice Giorgio (km 35,3). Inconfondibile con le sue mura di cinta rosso antico e la sua torre imponente che svetta al centro del complesso edilizio.

Essa risale al Cinquecento. Uno straordinario bastione di difesa dalle incursioni dei pirati che venivano dal mare in una terra, l’Arneo, molto piatta e dunque facilmente espugnabile.

Si pedala senza grandi dislivelli ancora in piena campagna fino a Masseria Galeta (km 36,8). Ossia, un altro baluardo fortificato dell’entroterra neretino, oggi accogliente agriturismo. Esso porta ancora oggi i segni di una storia che l’ha visto da sempre crocevia di pastori erranti e viaggiatori sulla antica Via Sallentina.

La Ciclovia dell'Acquedotto

Si taglia la campagna neretina, incrociando quella che sarà la Ciclovia dell’Acquedotto, che qui segue la strada di servizio della condotta del Sinni. Bisogna fare un po’ di chilometri tra gli uliveti per arrivare a Leverano (km 44,1).

Leverano e la tradizione del vino novello del Salento

La città è patria del vino novello ma anche centro di produzione vitivinicolo di primo piano. Difatti, numerose sono le sue cantine che sfornano rotondi rossi e delicati rosati di Negroamaro. Nel cuore del paese c’è la Torre Federiciana (km 44,9).Si tratta di una singolare fortezza voluta da Federico II. Da qui, da un’altezza di circa 28 metri, si scrutava l’orizzonte per individuare per tempo il nemico che veniva dal mare.

In bici verso Copertino

Solo pochi chilometri ancora nella campagna per arrivare a Copertino (km 49,4) che si presenta con il suo imponente Castello (km 49,5). Tra l'altro, uno dei più grandi di Puglia, perfettamente conservato e protetto dal suo fossato. Vale la pena fermarsi nella piazza per ammirare il suo mirabile portale rinascimentale con i suoi ricami barocchi.

La fortezza, progettata dall’architetto dell’imperatore Carlo V, merita una visita anche nell’interno con i suoi piccoli tesori. Al di là della piazza si apre invece il borgo antico, ma il cammino prosegue attraversando il centro abitato per uscire in direzione di Nardò.

Santa Maria di Casole
Si imbocca via esterna Casole che porta al cospetto dell’incantevole chiesa di Santa Maria di Casole (km 52,5) che, con il suo convento, fa parte di un antico casale medievale. E qui si respira l’aria di una storia dimenticata, che secondo alcuni risale addirittura al terzo secolo dopo Cristo.

Qui si gode anche la bellezza infinita dei frammenti dei volti che emergono dagli affreschi sopravvissuti all’onta del tempo (e dell’abbandono). Intorno alla chiesa i ruderi del convento e di altri edifici indicano che qui c’era un vero e proprio laborioso villaggio, crocevia di culture grazie ai rapporti intessuti dai monaci bizantini.

Si ritorna a pedalare nella generosa campagna toccando ancora un’altra storica masseria, Masseria Pappo (km 53,6). Trasformata in struttura di accoglienza turistica, mentre si passa alle spalle della tenuta della Masseria La Cornula, per poi arrivare, attraverso un lungo sterrato, alla circonvallazione di Nardò.

Nardò e il suo centro storico

Si fa dunque ingresso nella cittadina e si entra nel centro storico di Nardò (km 62,5). Tra nobili e sontuosi palazzi che parlano di ricchezze di altri tempi, si giunge nella piazzetta davanti alla Cattedrale di Santa Maria dell’Assunta (km 62,7) con la sua facciata barocca e con all’interno il Crocifisso nero, che racchiude tutto il senso della fede e dell’armonia.

Ultimi giri di pedale nel cuore del borgo, per ritrovarsi al punto di partenza. Ossia, al cospetto della Guglia dell’Immacolata (km 62,9), un capolavoro del Settecento voluto dai Borbone, realizzata in carparo, una pietra un po’ più dura della pietra leccese. Essa ricorda al viaggiatore come questo fosse un caposaldo del Regno di Napoli, in cui la bellezza è di casa.

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