Pescoluse e il Sentiero dei Fani
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Da sapere
Il trekking si effettua in autonomia. Il paesaggio è l'ideale per gli appassionati di fotografia che amano scattare foto suggestive. Ricordati di taggare Esperienzelocal su Facebook e Insatgram! Condivideremo al tua esperienza sui nostri canali!
Descrizione
Pescoluse è famosissima per le sue spiagge di sabbia dorata e finissima. Ma pochi sanno che, a pochi passi dai due stabilimenti balneari più famosi (Le Maldive del Salento e Le Cinque Vele) si nasconde un monumento di epoca preistorica.
Difatti, si tratta del dolmen semi-ipogeo Argentina-Graziadei, scoperto nel 1968, dal Prof. Cosi. E' da qui, dal punto più frequentato di Pescoluse che inizia la nostra passeggiata sul Sentiero dei Fani.
Nell'entroterra tra Salve e Pescoluse, si snoda questo percorso circolare intorno alla Serra di Spigolizzi. Esso offre a chi lo percorre la possibilità di vivere tutte insieme una moltitudine di realtà affascinanti. Realtà che ricoprono un arco di tempo che parte dalla Preistoria, per arrivare ai nostri giorni.
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Da Pescoluse, esattamente dal punto in cui si trova il dolmen, si prosegue poi in macchina verso ovest su strada asfaltata. Fino a raggiungere Località Fani, nei pressi di Masseria Don Cesare, Aparo Valentini e Grotta delle Fate.
Si può comodamente lasciare l'auto nei pressi dell'Aparo Valentini ed iniziare, da quel punto, il Sentiero dei Fani, a Pescoluse. In corrispondenza dell'Aparo Valentini, sul lato opposto della strada, si trova un famoso tumulo funerario dell'Età del Bronzo.
Le diverse campagne di scavo hanno potato alla luce una decina di strutture tumuli-formi, costituite da accumuli di pietre e terra, che rappresentano dei monumenti cultuali e funerari da riferire all’età dei Metalli.
La più importante scoperta è stata effettuata nel 2006. Difatti, in quell'anno fu individuato un tumulo dove è stata attestata la pratica di due tipologie rituali – deposizione e incinerazione – all’interno della stessa struttura megalitica. Ciò lo rende un sito unico nel suo genere.
L'itinerario prosegue poi oltre la strada in direzione sud-ovest, verso l'Aparo Valentini. E, ancora più giù, Masseria Don Cesare. Entrambe abbandonate, ma tuttora affascinanti.
Infatti, esse portano sui muri i segni del tempo passato. E tra le stanze vuote, l’eco di storie che nessuno racconterà mai. Le masserie, con le loro radici di tufo affondate nella terra rossa del Salento, sono testimoni del brulicare di vite che un tempo popolava questi luoghi.
Entriamo un po’ in punta di piedi, con il riguardo che si prova al cospetto di qualcuno più grande di noi. Difficile non immaginarla alla fine dell’800. Le stalle piene di cavalli, le schiene curve dei braccianti la sera. I passi del massaro negli appartamenti padronali e i ritmi lenti della campagna.
Risalendo da Masseria Don Cesare, direzione ovest-est su sentiero sterrato, e proseguendo sulla strada asfaltata in direzione sud, dopo circa 30m si arriva a Grotta delle Fate.
Un luogo che per anni ha nutrito la fantasia popolare di storie e leggende. La più famosa racconta che una notte d'estate, alcuni contadini, addormentatisi all'aperto nei campi, d'improvviso furono svegliati da un corteo di belle fanciulle danzanti. Esse non erano sole, bensì accompagnate da orrendi esseri che suonavano una dolce melodia con i flauti.
D'un tratto il corteo poi scomparve in una piccola vora del vicino canale. Alle prime luci del mattino del giorno dopo, i contadini si misero a cercare la grotta. Ma lo sforzo fu vano. Infatti, le fate e i loro accompagnatori erano già svaniti nel nulla.
Grotta delle Fate fu esplorata per la prima volta nei primi anni '60. Ciò grazie al gruppo speleologico di Maglie. Essa è situata a 30m slm. La grotta si è formata in seguito ai tipici fenomeni carsici che nel tempo portano all'erosione della roccia. E talvolta, come in questo caso, al crollo di una parte di terreno.
Al suo interno ci sono diversi ambienti intercomunicanti. Alcuni di questi sono però pericolosi perché soggetti a continue frane.
Da Grotta delle Fate, a Pescoluse, si prosegue in discesa sulla strada asfaltata. Dopo circa 200 metri svoltiamo a sinistra e proseguiamo il percorso che man mano inizia ad essere in salita. Ci si avvicina sempre di più al canale Fano. Un ambiente peculiare, circondato da una vegetazione rigogliosa.
Proprio nel suo letto, sgorga da tempo immemore una piccola sorgente di acqua dolce. Sorgente Pozziche. Ma non solo. Infatti, lì si trova anche una Cripta affrescata, dedicata a San Pantaleone, e i resti della leggendaria Città di Cassandra.
La Cripta è situata a circa 150m dalla Masseria dei Fani, a Pescoluse. Precisamente, lungo il dorsale orientale del canale. Essa è costituita da due ambienti. A destra dell'ingresso, è possibile notare, ancora oggi, tracce di affreschi in cui si riconoscono otto personaggi con l'aureola sul capo.
San Pantaleone è l'unico identificabile fra tutti. Indossa un mantello rosso sulle spalle ed un abito blu con una bordatura ocra sui lati e sull'orlo inferiore. Nelle vicinanze, sono presenti altre grotte un tempo abitate dai Monaci Basiliani.
Proprio in quest'area, sul pianoro antistante il canale, si trovava il villaggio della Chiusa, di epoca Messapica.
L'area è stata studiata dal 1987, da ricercatori ed archeologi dell'Università di Sidney, in collaborazione con l'Università di Lecce.
L'abitato era cinto da enormi massi in pietra, di cui oggi è rimasto solo qualche resto. Tuttavia, sono stati rinvenuti diversi reperti. Tra questi, frammenti di vasi e anfore, iscrizioni messapiche con caratteri greci, tuttora indecifrate. Frammenti di ossa.
Il villaggio fu poi abbandonato nel 470 a.C., a causa di scontri e conflitti interni.
Proseguendo in direzione nord-est, per circa 1km, il sentiero curva a sinistra ad un bivio. Da quel punto, inizia la risalita su versante orientale della serra. Il paesaggio attraversato è caratterizzato da alberi di ulivo, vitigni. Alberi di fico, pajare e muretti a secco.
Nel punto più alto della serra, dopo il quale inizia la discesa, si trova Masseria Spigolizzi. Diventata famosa per essere stata l'abitazione della giornalista inglese Patience Gray dagli anni '70 fino alla sua morte avvenuta nel 2005.
Qui vi abitò insieme al compagno Norman Mommens, scultore Belga. Erano gli anni della contestazione globale. Di Martin Luther King quando decisero di sfuggire dalla modernità per rifugiarsi in questo posto all'epoca ancora sconosciuto.
Patience Gray qui si dedicò alla scrittura di libri di ricette realizzate con i prodotti del territorio, ed in particolare un libro sulle erbe spontanee.
Superata masseria Spigolizzi, il trekking prosegue in discesa su strada asfaltata fiancheggiata da muretti a secco e macchia mediterranea. Dopo circa 3km, si giunge al punto di partenza.
Durata: 2h20 circa
Lunghezza percorso12 km
Dislivello: 18 m
Difficoltà: Semplice